Storie di passione, amore, coraggio e talento. Una fotografia dei valori e dei sentimenti dei sognatori di oggi. Uno sguardo curioso e aperto, al di là di preconcetti e luoghi comuni…
Considerato lo scrittore più popolare in lingua spagnola dopo Miguel de Cervantes nel 17esimo secolo, Marquez ha raggiunto una celebrità letteraria che ha generato confronti con Mark Twain e Charles Dickens. Con lui la letteratura sudamericana ha trovato la reale coscienza della propria identità, saldando la tradizione culturale europea con il mondo e la tradizione locale in modo nuovo, risolto. Quel modo che sarà all’origine del boom dei narratori latinoamericani nel mondo negli anni ’60. E l’emblema non può che essere l’esemplare realtà della sua fantastica Macondo, la provincia di fantasia creata dallo scrittore e in cui si svolgono quasi tutti i suoi racconti, riflettendo verità e storia della Colombia d’oggi
Gabriel Garcia Marquez nasce a Aracataca, in Colombia, il 6 marzo 1927. E’ il primo di 16 fratelli. Lascia gli studi di Giurisprudenza a Bogotà e si trasferisce a Cartagena, dove nel 1948 diventa reporter de El Universal. Nel 1955 scrive i suoi primi romanzi, Foglie morte e Racconto di un naufrago.
Nel 1958, si trasferisce nella Cuba di Fidel Castro, di cui diventa molto amico. Lavora per l’agenzia cubana Prensa Latina, prima a Bogotà e poi, dal 1961, a New York. La Cia comincia a sorvegliarlo, e così si trasferisce in Messico con la moglie Mercedes e il figlio Rodrigo.
Nel 1967 “Gabo” pubblica Cent’anni di solitudine, capolavoro del “realismo magico”. Il romanzo ha un successo planetario, tradotto in 37 lingue, vende 60 milioni di copie. In spagnolo solo la Bibbia ha venduto più delle opere di Gabriel Garcia Marquez.
Nel 1973, dopo il colpo di Stato in Cile, torna reporter sul campo e lascia per due anni la letteratura. Critica apertamente il dittatore cileno Pinochet. Nel 1975 riprende il suo cammino di scrittore con L’autunno del patriarca. Nel 1981, poi, pubblica Cronaca di una morte annunciata.
Nel 1982 vince il premio Nobel per la letteratura. Affascinato dal socialismo e dalla sua applicazione in Sudamerica, negli anni ’90 simpatizza per il leader venezuelano Hugo Chávez. Nel 1985 scrive L’amore ai tempi del colera.
Nel 1999 viene colpito da un cancro linfatico, ma riesce a sconfiggere la malattia. Nel 2002 pubblica la prima parte della sua autobiografia Vivere per raccontarla. Nel 2005 torna alla narrativa con quello che è il suo ultimo romanzo, Memoria delle mie puttane tristi.
Dal 2012 si susseguono voci secondo cui il premio Nobel soffre del morbo di Alzheimer, voci sulle quali la stessa famiglia ha fornito versioni molto discordanti. L’ultima apparizione in pubblico dello scrittore colombiano, da circa trenta anni residente in Messico, risale al 6 marzo scorso, quando si affacciò alla porta della sua casa per salutare i giornalisti accorsi per il suo 87esimo compleanno.