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Sono tornati a scuola i ragazzi sopravvissuti all’attacco terroristico talebano della scuola di Peshawar frequentata da figli di militari in cui il 16 dicembre 2014 un commando islamista aveva fatto una strage costata la vita a 150 persone, tra cui 134 giovanissimi studenti, il più grave attentato nella storia del Pakistan.
Secondo quanto annunciato dal ministero dell’Informazione provinciale sono state adottate tutte le misure di sicurezza necessarie per garantire la sicurezza negli istituti di formazione, scuole, collegi e università. Ma le autorità hanno lanciato un appello alle dirigenze scolastiche di tutto il paese affinché aumentino la vigilanza, anche con la costruzione di recinzioni e muri.
“Ho perso 30 amici il giorno dell’attacco”, ha ricordato Shahrukh Khan, 16 anni, ferito a entrambe le gambe mentre si fingeva morto per sfuggire al massacro. “Come farò, si chiede, a guardare tutti quei banchi vuoti vicino a me? Il mio cuore è a pezzi”.
I genitori di molti ragazzi hanno proposto di potersi sedere con i loro figli per sostenere moralmente il loro ritorno a scuola. “Guidare a scuola alla luce di un sole che sorge in un silenzio sommesso. C’è una strana quiete nell’aria, come di una preghiera silenziosa di un milione di mamme che lasciano il proprio figlio davanti alla scuola e che sembra dire: ‘Stai sicuro … stai sicuro’” ha scritto sul social network Istagram una mamma di Karachi.
Altri ragazzi cercano invece di mascherare la paura con un’ostentata spavalderia. “Non ho paura, nessuno mi impedirà di tornare a scuola. E ci torno proprio per dire: non ho paura di voi”, ha dichiarato Zahid Ayub, anche lui ferito nell’assalto di dicembre.
Dopo l’attacco di Peshawar, il Pakistan ha rafforzato la sua offensiva contro i talebani e ha messo fine ai sei anni di moratoria sulla pena di morte, suscitando la preoccupazione di molti gruppi per i diritti.